FOCUS SUL COMPORTAMENTO DI PAGAMENTO DELLE IMPRESE IN GERMANIA
La 6° edizione dello studio di Coface sull’esperienza di pagamento delle imprese in Germania è stato condotto tra luglio e agosto 2022, grazie alla partecipazione di 1070 imprese. Si tratta della 3° edizione svoltasi nel contesto della pandemia di COVID-19 e la prima a tenere conto dell’impatto della guerra in Ucraina e degli effetti sul commercio. Un primo risultato dell’indagine di quest’anno è che il comportamento di pagamento è diventato leggermente più restrittivo: con una crisi del gas all’orizzonte, meno aziende offrono dilazioni di pagamento (71%) rispetto allo scorso anno (74%), le aziende infatti rimangono caute e preferiscono incassare il più rapidamente possibile. Di conseguenza, la preferenza per condizioni di credito più brevi non è cambiata: più della metà delle aziende intervistate ha richiesto pagamenti entro 30 giorni, mentre i termini di credito ultra lunghi (oltre 120 giorni) sono accordati raramente.
Malgrado questa difficile situazione che dura ormai da due anni e mezzo stia facendo sentire i propri effetti, il costo sembra essere relativamente più basso: il numero e la durata dei ritardi di pagamento sono aumentati, ma solo su scala ridotta, e partendo da un livello molto basso. Anche se l’andamento dei pagamenti nel 2022 ha subito un peggioramento rispetto al 2021 e il 65% delle aziende intervistate ha segnalato ritardi nei pagamenti (+6 punti percentuali su base annua), questo livello è ancora inferiore a quello del 2020 e ben al di sotto dei livelli pre-pandemia (82% in media). La durata media dei ritardi di pagamento è aumentata a 28,7 giorni nel 2022 (+1 giorno a/a), dopo una diminuzione di sette giorni su base annua nel 2021.
Sebbene il comportamento di pagamento rimanga molto positivo, le aziende non sono mai state così pessimiste riguardo alle loro prospettive di business. L’opinione sull’attuale contesto è più o meno neutro – il 23% dei partecipanti ritiene infatti che la situazione della propria attività sia migliore rispetto al 2021; mentre il 22% la considera peggiore: la visione per il 2023 è molto chiara. Il 38% delle aziende intervistate è pessimista per il 2023, mentre solo il 14% è ottimista per il prossimo futuro. Il motivo principale di questa situazione è il forte rischio che le aziende devono affrontare.
I rischi preesistenti, come le interruzioni delle catene di approvvigionamento globale e l’impennata dei costi delle materie prime non energetiche, rimangono la principale preoccupazione per le aziende in termini di prospettive di esportazione nel 2022. Tuttavia, nuovi rischi, in particolare la guerra in Ucraina e le relative sanzioni, oltre all’aumento dei prezzi dell’energia, stanno pesando sul sentiment delle imprese. Il COVID-19 è attualmente un problema minore, sebbene le aziende siano ben consapevoli del rischio economico di qualsiasi ulteriore evoluzione. In relazione a questi rischi, l’attenzione sui mercati internazionali si è spostata. Le aziende tedesche puntano meno su Unione Europea e Regno Unito, e più su paesi extra UE, forse per aggirare le sanzioni contro la Russia.
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